ASPETTANDO GODOT

5 Giu 2014
Regia Roberto Bacci
Assistente alla regia Silvia Rubes
Con Luisa Pasello, Silvia Pasello, Savino Paparella, Tazio Torrini
null e con Maria Pasello e RiccardoMossini
null consulenza drammaturgica Stefano Geraci
null brano musicale originale Ares Tavolazzi
Scene e costumi Màrcio Medina
null con la collaborazione di LetteriaGiuffré PaganoeSergio Seghettini
Luci Marcello D’Agostino
null allestimento Stefano Franzoni
Direzione tecnica Sergio Zagaglia
Produzione Fondazione Pontedera Teatro
null debutto 21 ottobre 2005

Il tema dell’attesa (qui parliamo dell’attesa beckettiana) segue i temi già incontrati nei tre spettacoli precedenti della Compagnia Laboratorio, tutti e tre ispirati da grandi romanzi della letteratura mondiale.
Nel primo, Oblomov, dall’omonimo romanzo di Ivan Gonciarov, la sfinge dello spettacolo era racchiusa in una piccola frase “quando ci si sveglia si è morti”.
Nel secondo lavoro Ciò che resta, ispirato a La Montagna Incantata di Thomas Mann, il tema si nascondeva nel titolo stesso pensando a “ciò che resta da ora alla morte”. Nella terza opera, nata da L’Idiota di F. Dostoevskij, Il Raglio dell’asino, fisarmonica del dolore secondo i versi del poeta Sandro Penna, il titolo ci richiamava alla possibile esistenza di un essere “assolutamente buono” simile ad un asino/Cristo.
Tutti e tre gli spettacoli interrogano i relativi romanzi di origine, non solo per i temi espliciti o nascosti che essi racchiudono, ma anche per la forma che il teatro, nella sua autonomia, deve ricercare per poter reagire e rendersi autonomo dalla scrittura letteraria. Sono stati per noi anni di intenso lavoro e di vere e proprie scoperte sia per l’arte dell’attore, sia per la composizione scenica e drammaturgica da reinventare ogni volta dal nulla.
Oggi, messa momentaneamente da parte questa fase, abbiamo deciso di chiudere il cerchio rivolgendoci ad un classico della letteratura teatrale: Aspettando Godot di Samuel Beckett. Questa volta tutto sembra già scritto, tutto sembra già indicato fino nei minimi dettagli. Lo spartito è lì sul pianoforte, non resta che eseguirlo. Ma qui sta la trappola e la sfida si fa veramente difficile. Nel 1984, il Teatro di Pontedera aveva avuto l’onore e la fortuna di produrre per l’Italia un progetto dal titolo Beckett directs Beckett ovvero una trilogia (Aspettando Godot, Finale di Partita e L’Ultimo nastro di Krapp) con la supervisione di Samuel Beckett stesso e l’interpretazione del S. Quentin Drama Workshop diretto dall’ex ergastolano e amico di Beckett, Rick Cluchey. Il contatto fisico con quell’esperienza era stato per noi fondamentale per percepire “dal vivo” il tipo di lavoro che lo stesso Beckett intendeva si realizzasse nella messa in scena delle sue opere, soprattutto per ciò che riguardava la libertà possibile all’interno di una macchina drammaturgica assolutamente precisa e “musicale”. Così, quando Aspettando Godot è diventato il fantasma a cui dare corpo, la scelta di come lavorare per la sua messa in scena non poteva che essere quella della fedeltà alla scrittura originale, trovando tuttavia i necessari tradimenti per dialogare con il testo. Si è aperto così un mondo nuovo in cui vivono antiche domande.
Chi sia Godot o che cosa significhi l’attesa sono alcune di queste. Lo spettacolo potrà fare da ponte verso possibili risposte anche se non c’è una vera speranza che ci riscatti dall’assurdità della nostra esistenza. Ogni possibile conclusione sta alla nostra coscienza individuale. Purtroppo, nel 2006, saranno 100 anni da che Samuel Beckett è nato e devo confessare che mi è sembrato uno scherzo del destino quando, una volta che ho deciso di mettere in scena Aspettando Godot, me lo hanno fatto notare. Era ormai troppo tardi per tornare indietro. Pazienza, saremo in buona ed abbondante compagnia: tanti artisti in attesa di tanti Godot.
Allora, 100 di questi Godot, Signor Beckett!

Roberto Bacci

VIDEO II ATTO


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