PRIMA DELLA PENSIONE ovvero Cospiratori

una commedia dell’anima tedesca
17 Mar 2017 - 19 Mar 2017
Elena Bucci, Marco Sgrosso, Elisabetta Vergani
Di Thomas Bernhard
null Progetto e regia Elena Bucci e Marco Sgrosso
Con Elena Bucci, Marco Sgrosso, Elisabetta Vergani
Disegno luci Loredana Oddone
null drammaturgia e cura del suono Raffaele Bassetti
null supervisione ai costumi Ursula Patzak
Immagini assistente all'allestimento Nicoletta Fabbri
null collaborazione alla scena Carluccio Rossi
null macchinismo e direzione di scena Davide Capponcelli
null elettricista e datore luci Gianluca Bergamini
null sarta Marta Benini
null si ringrazia Sartoria Carpeggiani di Bologna
Produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione
null In collaborazione con Le belle bandiere
Orari
venerdì e sabato ore 21.00
domenica ore 18.30
Prezzi
Intero 12 € - Ridotto 10 € - Studenti 8 €
Quando:
17/03/2017 - 21:00–21:00
2017-03-17T21:00:00+01:00
2017-03-17T21:00:00+01:00
Dove:
Pontedera, Teatro Era
Via Indipendenza
56025 Pontedera PI
Italia
PRIMA DELLA PENSIONE ovvero Cospiratori @ Pontedera, Teatro Era | Pontedera | Toscana | Italia

Elena Bucci, Marco Sgrosso con Elisabetta Vergani mettono in scena Prima della pensione ovvero Cospiratori, una commedia dell’anima tedesca di Thomas Bernhard.

Tra ambigue memorie d’infanzia e di guerra, un raccapricciante album fotografico risfogliato anno dopo anno, recriminazioni incrociate, grottesche mascherate e brindisi spettrali, si consuma un rito fuori tempo che precipita verso un finale sospeso tra il dramma e la tragica ironia, come tutta la commedia stessa, definita da Benjamin Heinrichs “il più complicato, il più sinistro, il testo migliore di Bernhard”. E, si tratti di farsa o tragedia, non c’è possibilità di interrompere la recita prima della penosa conclusione.

Una produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione in collaborazione con Le belle bandiere.

Trama

In una stanza austera con finestre socchiuse su una realtà misteriosa e nemica una famiglia di fratelli, Rudolf, Vera e Clara, pratica e subisce con maniaca precisione i riti che ne costituiscono l’identità e ne guidano i sentimenti. I tre paiono esistere soltanto in questo morboso incantenarsi l’uno all’altro, fantasmi che sbiadiscono se lasciati in solitudine e, soprattutto, se lasciati senza parole da dire e da ascoltare.
Le parole sono la vita stessa, l’energia che racconta, affascina, travolge, si infila in ogni spazio, prende in giro, violenta, lenisce, si erge a protezione contro il vuoto, le possibili fughe, il cambiamento, perfino la morte. Attraverso la ripetizione dei racconti e dei rituali i fratelli, senza altre famiglie e discendenze, ricompongono momento per momento il proprio ritratto immobile al di là dei mutamenti del tempo, trasformano il reticolato dei gesti quotidiani nell’epica della loro esistenza, tracciano da soli il proprio mito, incastonandosi a forza nella storia che li ha lasciati da parte. Disegnandoli tanto immersi nella loro miserabile devozione ad una delle ideologie – o religioni? – più folli e criminali che abbiamo conosciuto, T.B. riesce, ancora una volta, a farci innamorare dell’umano rivelandone l’orrore, magia nella quale è maestro. Ci pare di sentire, grazie alla trasformazione della memoria in scrittura, come possano accadere, nella vita di ognuno e nella storia, gli eventi incomprensibili alla ragione.

Nel giorno del compleanno di Himmler, il giudice Rudolf Holler, ex ufficiale delle SS prossimo alla pensione, celebra la curiosa ricorrenza con un festino segreto, una “cena d’anniversario” allestita con cura meticolosa per lui da sua sorella Vera, amante e musa devota, con la partecipazione ostile ma complice dell’altra sorella inferma Clara, vittima e al tempo stesso carnefice dei suoi due congiunti.
Tra ambigue memorie d’infanzia e di guerra, un raccapricciante album fotografico risfogliato anno dopo anno, recriminazioni incrociate, grottesche mascherate e brindisi spettrali, si consuma un rito fuori tempo che precipita verso un finale sospeso tra il dramma e la tragica ironia, come tutta la commedia stessa, definita da Benjamin Heinrichs “il più complicato, il più sinistro, il testo migliore di Bernhard”.
E, si tratti di farsa o tragedia, non c’è possibilità di interrompere la recita prima della penosa conclusione.

La stanza nella quale tutto si svolge è un mondo intero dove le geometrie sono segnate dai movimenti ripetuti nel tempo, come accade in ogni luogo nel quale gli animali umani segnano i loro territori, le tane, le arene di combattimento. Gli oggetti, gli abiti, i mobili emanano il mistero di strumenti per antichi rituali, mentre i gesti quotidiani diventano a tratti danza e le parole musica. Le finestre con le loro tende, vibrante diaframma che separa dalla realtà, dominano la stanza in bianco e nero, immutabile e mai ferma.

Note di regia

Abbiamo seguito fin dal suo apparire in Italia questo autore schivo, capace di leggere in profondità le persone e la storia e di registrarne le contraddizioni fino a farle esplodere in tragedia e risate di cuore. Attraverso i suoi testi, pieni di odio e amore per il teatro e per gli attori, irti di ostacoli e di opportunità, abbiamo avuto l’occasione di vedere molti artisti alla prova. Ora tocca a noi saltare.”

Cos’è il teatro in confronto ad una corte d’assise?

Elena Bucci e Marco Sgrosso

LUOGO


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