
Ancora Muller. Ancora una volta. Le sue parole, quelle frasi che creano una tessitura, una trama, una ragnatela. Ancora una volta Egumteatro è lì. Imprigionato in quella ragnatela. Ma perché? Forse per guardare in faccia il dolore, la disperazione, lo smarrimento, la morte.
Nessun filtro mediatico o artistico, nessuna masturbatoria poetica del dolore. Non può esistere poetica dove c’è il dolore. Non è possibile. Non è vero. Chi lo afferma sta bleffando. Non succede così. Il dolore non lascia spazio ad altro. Il dolore occupa tutto. È tutto. Scompare il ragionamento, scompare l’identità, scompare lo spazio. Resta il tempo, la durata, tutto è lì: soltanto il dolore. Ma quando finirà?
Egumteatro