Via Indipendenza
56025 Pontedera PI
Italia
La prossima stagione è un monologo di e con Michele Santeramo che sul palco è accompagnato dalle immagini di Cristina Gardumi, che accompagnano la partitura del testo. Le immagini rivestono il ruolo fondamentale di mostrare la fisicità dei protagonisti, in uno spettacolo ‘da leggere’ in cui non ci sono attori ma solo personaggi che dialogano attraverso la voce di un unico narratore.
Una produzione Fondazione Teatro della Toscana.
Note di regia
Cosa può succedere nei prossimi sessant’anni? Come le nostre vite dovranno adeguarsi ai cambiamenti che le scelte di oggi produrranno?
Un lui e una lei, marito e moglie, mostrati al presente in sei momenti della loro vita, a distanza di dieci anni l’uno dall’altro, dal 2015 al 2065, per cercare una risposta a come le vite delle persone saranno costrette a modificarsi, accontentarsi, piegarsi, perché intanto il mondo sarà cambiato ma le persone continueranno ad avere le stesse pulsioni profonde, gli stessi desideri, le stesse passioni. Viola e Massimo passano tra gli stravolgimenti imposti dal modo nuovo di vivere: un macchinario che permette di vedere i ricordi li costringerà a raccontarsi ogni verità; i soldi spariscono e al loro posto, per pura democrazia, viene usato il sangue; la morte è obbligatoria e si prenota ad orario e giorno esatti; i pasti sono sostituiti da barrette energetiche complete.
Lo spettacolo racconta come si modifica il rapporto tra questi due personaggi, come si modificano la loro voglia di tenerezza, il loro modo di scherzare, la loro innata leggerezza.
Ma il futuro, in teatro, non è credibile perché l’azione, per essere vera, deve trattenere il tempo nel presente.
Il dialogo, quindi, non è messo in scena ma letto da un solo attore. Le didascalie rivestono un ruolo fondamentale perché, proiettate come fossero sovratitoli, vengono lette dallo spettatore interrompendo il flusso del dialogo. Non si tratta di semplici didascalie che descrivono azioni, piuttosto di visioni a cui si affida – come se per quei momenti lo spettacolo cedesse il posto al romanzo – un pezzo di racconto privato, tra spettatore e pagina scritta, al di là della mediazione della voce dell’attore.
E’ uno spettacolo da leggere: perché il futuro è irrappresentabile, perché l’attore legge il dialogo, perché lo spettatore legge lo spettacolo.
Le immagini che accompagnano il testo rivestono il ruolo fondamentale di mostrare la fisicità dei protagonisti, in uno spettacolo “da leggere” in cui non ci sono attori ma solo personaggi che dialogano attraverso la voce di un unico narratore”.
“…
Viola: E’ che non è giusto, non mi sembra giusto. Siamo arrivati noi a questa età ed ecco che comincia il tempo del sacrificio, dei desideri che si devono tenere a bada, comincia tutto a rotolare proprio quando dovremmo godercela noi, non è giusto.
Massimo: E che si fa allora?
Viola: Non lo so, che si fa?
Massimo: Dimmelo tu, che si fa?
Compare una scritta:
“Lei stringe gli occhi come fa sempre, ecco le rughe sottili che hanno innamorato Massimo, l’espressione che sembra a metà tra la risata e il pianto.”
Massimo: Vieni, Viola.
…”
Michele Santeramo