
Le parole nascoste (The Hidden Sayings) è uno spettacolo creato dall’Open Program nel 2013, spesso utilizzato dall’Open Program durante i suoi viaggi come una sorta di carta da visita, di introduzione al proprio lavoro in occasione del primo contatto con una comunità.
Si tratta di un lavoro per lo più cantato: un piccolo gruppo di persone s’incontra e s’interroga sui propri miti, di fronte alla città. Pronunciano parole antiche, tratte da testi della prima Cristianità, e le intrecciano con canti della tradizione afro-americana. Affrontano testi e canti. Si domandano quali possono essere per loro oggi il senso, l’urgenza, l’azione di questi canti e di questi testi che sono entrambi alle radici mitiche del mondo in cui vivono. Non arrivano a nessuna risposta che chiuda inevitabilmente la domanda. Ma la domanda è concreta, non eludibile, si manifesta attraverso elementi semplici e tangibili: azione, contatto, parola viva, canto, danza – e vibra muta e palpabile come l’eco silenzioso di una campana: i canti della tradizione afro-americana la portano e l’amplificano delicatamente, suggerendo vie di trasformazione e contatto, e le parole della Cristianità delle origini (qui tradotte principalmente dal copto e provenienti dalla regione comprendente l’Egitto, il Medio Oriente e la Grecia), voci familiari e dimenticate, ci rimandano l’eco di questa domanda muta.
Progetto Workcenter dal 10 al 19 maggio
Il Workcenter of Jerzy Grotowski torna al Teatro Era con un programma ricco di eventi che offre al pubblico uno spaccato della sua attuale ricerca: il Focused Research Team in Art as Vehicle, guidato dal direttore artistico del Workcenter, Thomas Richards, e l’Open Program coordinato dal direttore associato Mario Biagini – presentano le opere e gli eventi performativi che fanno attualmente parte della loro ricerca prodotti dalla Fondazione Teatro della Toscana.
Il Workcenter è stato fondato nel 1986 su invito del Centro per la Sperimentazione e la Ricerca Teatrale di Pontedera. Dalla morte di Grotowski nel 1999, Richards e Biagini continuano a sviluppare e approfondire la ricerca del Workcenter nel campo delle arti performative. Oggi, il Workcenter comprende venticinque artisti di dieci differenti nazionalità.