Alla fine degli anni Ottanta, tre opere teatrali create da un piccolo, combattivo, ma già famoso centro di ricerca teatrale (oggi diventato Fondazione
Pontedera Teatro), hanno attraversato i panorami teatrali sul filo del paradosso.
Cinque, sei spettatori-testimoni, come un equipaggio clandestino, percorrevano le vie della cittadina di Pontedera alla caccia delle segrete corrispondenze tra le pagine del Moby Dick di Melville e la realtà circostante (Laggiù soffia), viaggiavano “nella città visibile e invisibile” alla scoperta delle sue storie nascoste (Era), e infine, durante la notte, visitavano le stanze del teatro di Pontedera abitate da una vita sospesa tra veglia e sogno (In carne e ossa).
Quelle opere avevano mostrato, con delicato estremismo, la possibilità di creare, attraverso un risveglio percettivo, un’imprevedibile sincronicità tra
racconto e realtà, coinvolgendo i partecipanti in un alternarsi di intima vicinanza e di struggente lontananza dal gruppo degli attori-guida.
Gli autori degli scritti raccolti in questo volume (storici del teatro, testimoni partecipi e protagonisti della Trilogia) s’interrogano sugli snodi e
le domande aperte allora da quell’esperienza cruciale.